Do we have markers to define the cardiovascular risk in rheumatoid arthritis patients?

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Il coinvolgimento cardiovascolare è frequente nei pazienti affetti da artrite reumatoide (AR) (1); un numero rilevante di studi hanno infatti dimostrato che la mortalità per eventi cardiovascolari (ECV) coinvolge il 40-50% dei pazienti affetti da AR e che aumenta in rapporto all’età e all’attività della malattia (1, 2). Tutte le strutture anatomiche del cuore possono essere interessate, ma in particolare le arterie coronariche (3). L’infarto acuto del miocardio (IMA) rappresenta la principale causa di morte per ECV nei pazienti affetti da AR (4). Il danno e di conseguenza la disfunzione endoteliale causata dagli alti livelli delle lipoproteine a bassa densità (LDL) ossidate, dall’omocisteina e da alcuni mediatori dell’infiammazione favoriscono il processo di aterosclerosi precoce e accelerata che si osserva nell’AR (5, 6). La disfunzione endoteliale aumenta la permeabilità cellulare, favorisce il rilascio di citochine, di sostanze vasoattive e il passaggio dei leucociti, che richiamano nel sottoendotelio i monociti, i quali inglobate le LDL ossidate si trasformano in “foam cells” (5)...

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Atzeni, F., & Sarzi-Puttini, P. (2009). Do we have markers to define the cardiovascular risk in rheumatoid arthritis patients?. Reumatismo, 61(1), 1–3. https://doi.org/10.4081/reumatismo.2009.1